Benvenuto a Cagliari, città dall’anima di sale, roccia, acqua e vento.
Capoluogo di Sardegna e sua principale porta di accesso dal mare,Cagliari diventa città a partire dall’insediamento cartaginese, oltre duemila cinquecento anni fa, di cui resta traccia nella più grande necropoli punica del mediterraneo: Tuvixeddu (in Sardo la “x” si legge“sc”).
Da quel momento, le tante dominazioni e influenze che ne hanno caratterizzato la storia, hanno fatto di Cagliari uno stratificato coacervo di culture e suggestioni: passando per la colonia romana alla cittadella medievale pisana, poi per una lunghissima dominazione iberica sino ad approdare al regno sardo-piemontese dei Savoia, primo nucleo del Regno d’Italia.
Per questo motivo Cagliari è Sardegna ma è anche, soprattutto, Mediterraneo.
Domus Kalaritanae è lieta di ospitarvi nella propria splendida di città, rivelandovi la storia dei suoi monumenti e dei suoi luoghi più significativi, certa che, in una città così poliedrica, ognuno di voi troverà la propria dimensione.
Descrizione luoghi di Claudia Caredda Foto di Ilaria Corda e Roberto Murino
QUARTIERE DI CASTELLO
Dimora fortificata dell’aristocrazia e dei dominatori dell’Isola attraverso i secoli, Castello dal 1217 svetta sulla città dal suo colle a centro metri sul livello del mare, custodendo alcuni dei monumenti più
significativi della nostra storia: dalla Cattedrale di Santa Maria alPalazzo Regio, dall’Antico Palazzo di Città al Bastione di Saint Remy.Quartiere silenzioso e fermo nel tempo, esso alterna le strette e buie
strade, su cui si affacciano i palazzi dell’antica nobiltà, a molteplici terrazze che vi regaleranno alcune delle più suggestive vedute sulla città e sul golfo.
BASTIONE DI SAINT REMY
Il bastione di Saint Remy è oggi uno dei luoghi simbolo di Cagliari.
Costruito tra il 1901 e il 1903 su progetto dell’ingegnere Giuseppe Costa, esso rappresenta il cambio di passo di una città che da rocca fortificata, chiusa tra le sue mura e in mano all’aristocrazia, diventa
nel Novecento grande capoluogo isolano, animato dalla intraprendente classe borghese in ascesa. Quest’ampia terrazza viene infatti edificata sopra i bastioni cinquecenteschi dello Sperone e della Zecca, e subito diviene luogo di incontro della società cagliaritana e punto di congiunzione, attraverso le sue scalinate, tra i quartieri storici bassi della città e il loro antico Castello.
ALTRI BELVEDERE DI CASTELLO
Oltre allo splendido panorama che potrete godere dal bastione di Saint Remy vi suggeriamo: la terrazza del bastione cinquecentesco di Santa Croce, da cui potrete godervi il tramonto; la panoramica via del Fossario che, camminando sul costone orientale del Castello, conduce verso la Cattedrale; il belvedere di Viale Buoncammino; la terrazza Mercede Mundula.
CATTEDRALE
Edificata dai pisani a partire nel XIII secolo, la Cattedrale di Cagliari è un vero e proprio scrigno di storia e arte. Dagli elementi più antichi di fabbrica pisana al gotico aragonese, sino alle maestose
cappelle barocche, potrete leggere nel volto della Cattedrale il passare dei secoli, delle dominazioni e delle mode artistiche sulla città. Da non perdere il suo cuore nascosto: la cripta dei Martiri, che ospita i
resti mortali di tanti martiri paleocristiani riemersi durante gli scavi voluti dall’arcivescovo Francisco Desquivel nel 1615, per ambire al primato della diocesi di Cagliari su quella di Sassari.
PALAZZO REGIO
Dal XIV secolo sino a metà Ottocento, il palazzo regio ha ospitato i rappresentanti delle varie corone che hanno governato l’Isola:dall’Aragona alla Corona di Spagna, sino ad arrivare al Regno di
Sardegna retto dalla dinastia Savoia. A fine Ottocento, terminata la sua funzione vicereale, il palazzo è diventato la sede del consiglio della Provincia di Cagliari. Oggi il palazzo apre le sue porte ai visitatori
mostrando alcuni dei suoi spazi più significativi: l’antica sala dei ricevimenti, riccamente decorata a fine XIX secolo per accogliere il Consiglio provinciale, la sala dei ritratti, dove sono custoditi i
ritratti di tutti i vicerè piemontesi a partire dal Barone di Saint Remy (1720-1722), salotti e anticamere che mantengono intatti gli arredi settecenteschi e ottocenteschi e che ci raccontano uno spaccato di vita
dell’aristocrazia regnante del passato.
TORRI PISANE
Le torri pisane, di San Pancrazio e dell’Elefante, svettano rispettivamente a nord e a sud ovest di Castello. Essere hanno un’altezza di oltre trenta metri e rappresentano la difesa strategica
della città sull’entroterra e sul porto. Progettate nei primi del Trecento da un ingegnere sardo, Giovanni Capula, sono totalmente edificate in calcare bianco di Bonaria, pietra simbolo di Cagliari,
conosciuta per il suo particolare candore tanto da determinare uno degli epiteti di Cagliari: “ la città bianca”. I piani delle due torri, ricostruiti nel Novecento su modello di quelli originali, sono stati
edificati in legno così da poterli bruciare in caso di occupazione nemica della torre, impedendo l’apertura delle porte sottostanti al pericolo esterno.
QUARTIERE MARINA
Il quartiere Marina, costruito dai Pisani come appendice commerciale del Castello, rappresenta in realtà uno dei quartieri più antichi della città. In epoca punica e romana infatti, qui si trovavano le propaggini
orientali della città, abbandonate nell’alto medioevo in seguito alle frequenti invasioni barbariche e quindi rioccupate solo con la creazione del quartiere pisano. Per posizione e vocazione, la Marina è sempre stato un quartiere vivace, multietnico e predisposto ad accogliere il visitatore. La teoria di eleganti palazzi liberty che si affacciano su Via Roma, con la lunga passeggiata porticata, rappresenta una delle “cartoline” più conosciute della città per chi arriva dal mare. Dietroquesti palazzi signorili si nasconde però l’anima più caratteristica del quartiere: gli stretti vicoli che dal porto si inerpicano verso il Castello, frastornando il visitatore con i loro densi profumi provenienti dai tanti ristorantini – soprattutto di cucina di mare – che vi si affacciano.
VIA ROMA
Storico salotto di Cagliari, via Roma sorge nel secondo ‘800 in seguito all’abbattimento del bastione che separava la Marina dal mare. Mura, torri e bastioni, dismesso il ruolo di piazzaforte militare della città, divengono nell’Ottocento un impedimento alla sua evoluzione ed espansione. Vengono dunque in gran parte abbattuti per lasciar posto a nuove strade e zone di edificazione urbana. La città dunque si apre al mare e iniziano a sorgere, di fronte al porto, una serie di palazzi neogotici e liberty che arriveranno a creare una lunga teoria di portici. Nei primi decenni del Novecento il porticato diviene sede dei caffè più in voga e sfoggio dell’affermazione della classe borghese assieme al bastione di Saint Remy e al nuovo palazzo municipale. Oggi via Roma è la prima cartolina per chi arriva a Cagliari dal mare. Sebbene meno prestigioso di un tempo, il porticato è ancora un crocevia vitale della città.
PALAZZO BACCAREDDA (Palazzo Civico)
Costruito tra il 1907 e il 1911 su commissione del sindaco a cui è dedicato (Ottone Baccaredda), l’edificio è un imponente esempio di architettura eclettica del primo Novecento: esso mescola liberty e
neogotico in un’elegante sintesi nella quale fa da padrona la sua bianca pietra calcarea, simbolo della natura geologica della città. Il palazzo, che si affaccia su Piazza Matteotti (precedentemente i giardini delle Ferrovie Reali), rappresenta l’evoluzione borghese della città che, abbattuti gli antichi bastioni che la soffocavano, nel Novecento guarda finalmente al mare.
QUARTIERE DI STAMPACE
Il quartiere medievale di Stampace (in sardo Stampaxi) prendere il nome da un antico quartiere pisano adiacente all’Arno e oggi scomparso. Oggi il rione comprende Stampace Alto – il nucleo più antico, che sale da Via Azuni all’Ospedale San Giovanni di Dio – e Stampace Basso – sviluppatosi dal periodo aragonese e che scende sino alla parte occidentale del porto. Storicamente sede degli artisti e degli artigiani – pintores (pittori), plateros (argentieri) e fusteris (intagliatori), il quartiere ricopre un ruolo centrale nella tradizione cagliaritana in quanto cuore del culto di Sant’Efisio, protettore della Sardegna.
CHIESA DI SANT’ANNA
La chiesa di Sant’Anna è, per dimensioni, la più grande della Cagliari storica. Costruita a partire dal Settecento in stile “barocchetto piemontese” e con la tipica pietra calcarea cagliaritana, Sant’Anna non
ha goduto nei secoli di grande fortuna. Per l’ultimazione del grande progetto infatti mancavano continuamente fondi, così che la costruzione della chiesa si è trascinata sino al Novecento dando vita a un detto tipico cagliaritano: “Sa Fabbrica de Sant’Anna – ovvero “La fabbrica di Sant’Anna” – indica in città un’opera inconclusa. Ultimata negli ’40, la chiesa è stata colpita dai bombardamenti del ’43 ed è stata riparata solo negli anni ’50. Oggi è finalmente aperta al culto anche se nel campanile destro mancano ancora campana e lancette dell’orologio!
Ruderi di Santa Lucia
La chiesa di Santa Lucia, i cui ruderi si incontrano nella centralissima via Sardegna, è testimoniata in un documento dell’XI secolo, pertanto risulta, assieme alla chiesa di San Saturnino, una delle più antiche della città. Anche una delle più sfortunate però: un progetto ottocentesco, che prevedeva il passaggio in Via Sardegna di un’importante arteria stradale che unisse Stampace a Villanova (e poi
mai realizzata), portò alla distruzione di una parte della chiesa. Lesionata poi nei bombardamenti del ’43, la chiesa fu demolita praticamente del tutto. I ruderi, riesposti al pubblico una decina di anni fa, sono oggi oggetto di uno scavo archeologico.
QUARTIERE DI VILLANOVA
Villanova è chiamato così perché ultimo quartiere in ordine di costruzione edificato dai pisani nel corso del ‘200. Affacciandosi anticamente sulle campagne, Villanova si è caratterizzata nei secoli per
la componente contadina dei suoi abitanti. Oggi Villanova è oggi il quartiere storico più esteso della città, ma i suoi antichi confini e le mura che lo cingevano ne limitavano l’espansione tra la porta dei
Calderai (che si trovava all’ingresso di Via Sulis) e la porta Cavana (nei pressi della chiesa di San Cesello). Via Garibaldi, che oggi è una delle più importanti vie dello shopping della città, si trovava
immediatamente al di fuori dell’antico perimetro e, occupata da campi, era chiamata S’arruga de is argiolas (la via dei giardini o dei cortili) Oggi, grazie alla valorizzazione pedonale degli ultimi quindici anni, Villanova è un quartiere vivace e piacevole, costellato delle tipiche abitazioni cagliaritane (“Is basciu”, ovvero “i bassi”) decorate in stile liberty e che anticamente ospitavano le umili famiglie di
contadini. Le due piazze del quartiere, San Domenico e San Giacomo, rappresentano un punto di incontro della popolazione e dei visitatori, che possono usufruire dei bar e pub che vi si affacciano.
CHIESA E CHIOSTRO DI SAN DOMENICO
La chiesa di San Domenico, con l’annesso convento dei domenicani, rappresenta l’edificio di culto più importante di Villanova. Pesantemente colpita dai bombardamenti del ’43, è stata ricostruita in
stile modernista negli anni ’50 conservando parte della antica struttura nell’odierna cripta. Il chiostro, in parte sopravvissuto alla guerra e in parte ricostruito, presenta due bracci originali decorati in
splendido stile gotico. Al centro persiste ancora l’antico pozzo, cuore dell’autonomia del complesso monastico che, in passato, produceva tutto ciò che era indispensabile alla vita dei domenicani. La chiesa ha ospitato anche, per qualche decennio, il Tribunale della Santa Inquisizione.
SANTUARIO E BASILICA DELLA MADONNA DI BONARIA
L’antico colle di Bonaria, situato ad est del centro storico, vanta una storia millenaria. Necropoli punica ma soprattutto romana, il colle è stato protagonista dell’assedio aragonese sul Castello pisano di
Cagliari. Qui infatti era stato edificato un vero e proprio castello utilizzato dagli aragonesi per i due anni di assedio e poi smantellato. Oggi dell’antica fortezza resta solo una torre, reimpiegata nel ‘300
come campanile per la costruzione della chiesa della Madonna della Mercede. Proprio ai piedi del colle, nella spiaggia antistante, nel 1370 i padri Mercedari raccolsero una cassa giunta dal mare e che conteneva al suo interno un simulacro di Madonna con Bambino. Tale simulacro iniziò ad essere così venerato e la Madonna del “Buen Aire” – nome spagnolo del colle di Bonaria – divenne presto la protettrice dei navigatori e, diffusosi il suo culto successivamente nell’intera Corona di Spagna, fu scelta dai conquistadores al momento della fondazione, a metà Cinquecento, della futura capitale dell’Argentina: Buenos Aires. Con l’accrescere del culto della Madonna di Bonaria si è annessa,
all’antico santuario della Mercede, la grande Basilica, costruita a partire dagli inizi del ‘700 ma terminata solo negli anni ’60 del ‘900. Dal 1907 la Madonna di Bonaria è patrona massima della Sardegna assieme a Sant’Antioco. Il 24 aprile si celebra la sua festa sia a Cagliari che a Buenos Aires.
CIMITERO MONUMENTALE DI BONARIA
Aperto nel 1829, quello di Bonaria rappresenta il primo cimitero moderno della Sardegna e va a sostituire le tante “terre sante” che, addossate alle chiese, costellavano precedentemente la città. Dal 2006 il cimitero è diventato monumentale ed è utilizzato per le sepolture in maniera sporadica, ormai soppiantato quasi del tutto dal cimitero di San Michele. Una passeggiata all’ombra dei suoi cipressi vi farà scoprire un vero e proprio museo a cielo aperto, uno specchio silenzioso della città di vivi e della sua evoluzione culturale e sociale tra Ottocento e primo Novecento. Tra i vari scultori che hanno costellato questo luogo di opere d’arte, spicca Giuseppe Sartorio, artista di origine piemontese
che, tra fine ‘800 e primi ‘900 vi eseguì tantissimi capolavori di arte funeraria.
POETTO
Il poetto, con i suoi otto chilometri di litorale, è considerata una delle spiagge cittadine più lunghe d’Europa ed è chiamato, per questo motivo, “La spiaggia dei Centomila”. Frequentato dai cagliaritani in realtà solo dagli anni ’20 del ‘900 – in concomitanza con l’apertura dei primi impianti balneari – esso rappresenta oggi un importante luogo di ristoro e aggregazione della città. Una strada pedonale e ciclabile oggi fiancheggia tutto il litorale, consentendone una piacevole fruizione. La sera, soprattutto d’estate, i tanti chioschi che si alternano lungo la spiaggia offrono ristorazione, animazione e musica dal vivo. All’inizio del litorale, provenendo dalla città, si trova il porto turistico di Marina Piccola, sul quale si erge, imponente, il promontorio della Sella del Diavolo.
SELLA DEL DIAVOLO
Con i suoi 140 metri di altezza, la Sella del Diavolo è il punto più alto della città e offre, per chi decide di salirci, un panorama mozzafiato sull’intero golfo degli Angeli e sulla città. Preservata dal
vincolo militare sino agli ’90, la Sella del Diavolo è oggi un patrimonio ambientale che offre scorci e suggestioni di solito impensabili per una città. Il suo nome, in realtà testimoniato solo dal ‘900 (nell’800 era conosciuta come Monte Falcone), deriva dalla particolare forma che si scorge osservandola dal Poetto o dal Castello di Cagliari e che leggenda vuole sia stata creata dalla caduta di
Lucifero da cavallo, mentre si imbatteva in una lotta con gli angeli per conquistare la Sardegna.
Sul promontorio vi sono alcuni percorsi di trekking segnalati che consentono di arrivare nei punti panoramici e di maggiore interesse. E’ anche presente un rifugio per chi volesse bivaccare una volta arrivati in cima.
MONTE URPINU
Il colle, possedimento sino al 1939 dei baroni Sanjust di Teulada, è oggi un parco urbano di notevole fascino grazie alla posizione panoramica che consente di osservare da un lato la città e dall’altro le
saline di Molentargius e il golfo degli Angeli. Oltre all’area verde, costellata di pini d’Aleppo e dotata di servizi, Monte Urpinu ospita un grande impianto di tennis e padel. Il suo nome è collegato erroneamente ai pini impiantanti, ma deriva in realtà da “mons vulpinus”, per l’antica presenza di numerose volpi.
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CRIPTA E RIFUGIO DI SANTA RESTITUTA
La cripta di Santa Restituta è una chiesa rupestre legata, dal medioevo, al culto della martire cagliaritana Restituta, vissuta nel III secolo d.C. e perseguitata durante Diocleziano. Dal Seicento, sopra la cripta, è stata costruita una chiesa oggi affidata al rito ortodosso ucraino. La cripta è un luogo carico di fascino e suggestione e ha avuto, nella sua millenaria storia, tantissime vocazioni: da cava punica di calcare a deposito di anfore romano, passando per la chiesa sotterranea medievale
sino ad essere adibita, negli ’40, a rifugio antiaereo. Proprio a quest’ultima destinazione è legato l’episodio più tragico dei bombardamenti del ’43 su Cagliari: durante il raid aereo del 17 marzo
infatti, il guardiano del rifugio non aveva sentito l’allarme e non si era recato ad aprire il rifugio. Le circa ottanta persone accalcate fuori dal rifugio furono colpite in pieno da una bomba. Il drammatico
episodio è ricordato da una lapide attualmente posta fuori dalla cripta.
CHIESA DI SANT’EFISIO
Legata al culto di Sant’Efisio, protettore della Sardegna, la chiesa rappresenta un luogo di devozione unico nel suo genere e profondamente legato alla cultura cagliaritana. Essa sorge sopra il carcere in cui il santo sarebbe stato torturato prima di essere condotto a Nora per il martirio. Nel 1655 il santo viene invocato durante l’epidemia di peste che sta decimando la popolazione. A inizio dell’anno successivo il morbo abbandona la città e l’Isola e dal quel momento l’intera Sardegna sfila ogni primo Maggio – ininterrottamente – per sciogliere il voto fatto durante la peste. La festa di Sant’Efisio è un tripudio di colori, devozione e folklore e vede sfilare, ogni anno, tantissimi abiti tradizionali in rappresentanza di altrettanti paesi della Sardegna. La processione parte proprio dalla chiesa di Stampace dove il simulacro, ricoperto di ori donati dai fedeli, viene trasportato in un cocchio settecentesco per le vie della città, per poi incamminarsi verso Nora, a trenta chilometri da Cagliari, luogo del martirio del santo.
CHIESA DI SAN MICHELE
La più bella chiesa barocca di Cagliari nasce grazie a un organico progetto dei gesuiti che insediano a Stampace un noviziato. La chiesa, iniziata a fine ‘600 e terminata nel primo decennio del secolo
successivo, ha una pianta centrale sulla quale si aprono, a raggiera, le varie cappelle, caratterizzate tutte per lo spiccato “horror vacui” dello stile barocco. Vero e proprio gioiello di San Michele è la
sagrestia, tripudio rococò sul quale si affacciano grandi tele che rappresentano le missioni orientali dei frati gesuiti. All’ingresso della chiesa un ampio portico conserva un pulpito cinquecentesco – appartenente all’antica chiesa di San Francesco in Stampace, oggi distrutta – costruito in onore della visita dell’Imperatore Carlo V che riunì a Cagliari, nel 1535, le armate della Corona di Spagna per intraprendere la battaglia di Tunisi.
Chiesa e cripta di San Sepolcro
Situata nel cuore della Marina, la chiesa di San Sepolcro era anticamente la sede dell’Arciconfraternita del SS. Crocifisso dell’Orazione e della Morte, che si occupava di fornire sepoltura alle persone poco abbienti. La zona cimiteriale di pertinenza della chiesa si trovava nella piazza antistante e nella cripta, alla quale si accede dalla navata centrale dell’edificio. Colmata di terra e ossa con la dismissione del camposanto – in concomitanza con l’apertura del cimitero “extra moenia” di Bonaria nel 1829 – la cripta è riemersa casualmente durante dei lavori eseguiti nel 1996. Nella sala principale del suggestivo ambiente sotterraneo campeggia sulla volta un affresco della morte regina, tipica iconografia della cultura barocca del “memento mori”.
Sagrestia della Chiesa Santo Sepolcro
Chiesa e zona archeologica di Sant’Eulalia
Quella di Sant’Eulalia è la chiesa più importante del quartiere Marina.
Costruita durante la dominazione aragonese, è dedicata alla patrona di Barcellona e possiede, nelle sue viscere, un’importante testimonianza della Cagliari antica: una zona archeologica di 900 metri quadri con stratificazioni puniche, romane e altomedievali. Oltre alla zona archeologica, è possibile visitare il “Museo del Tesoro di Sant’Eulalia”, una pregiata collezione di paramenti, dipinti e argenti provenienti da varie chiese della Marina.
CHIESA DI SANT’AGOSTINO
La chiesa di Sant’Agostino, conosciuta anche come Sant’Agostino Nou (per distinguerla da Sant’Agostino ‘ecciu, ovvero “vecchio”) è stata ricostruita nella seconda metà del Cinquecento in quanto l’edificio antecedente, collocato in Stampace, ostacolava l’edificazione di un bastione. La cripta originaria, che fu per oltre due secoli luogo di sepoltura delle reliquie del celebre Sant’Agostino d’Ippona, si trova ancora sul luogo dell’antica chiesa ma, al posto del bastione, vi sorge sopra un palazzo di inizio Novecento. Alla chiesa si può accedere da via Baylle o dal Largo Carlo Felice.
Questo secondo ingresso è caratterizzato da un cortile che immette alla sagrestia della chiesa e che era sede dell’antico mercato della città: il cosiddetto Mercato Vecchio, elegante struttura in trachite, ghisa e
vetro, sostituito negli anni ’50 dal moderno mercato di San Benedetto.
QUARTIERE DI VILLANOVA
Villanova è chiamato così perché ultimo quartiere in ordine di costruzione edificato dai pisani nel corso del ‘200. Affacciandosi anticamente sulle campagne, Villanova si è caratterizzata nei secoli per
la componente contadina dei suoi abitanti. Oggi Villanova è oggi il quartiere storico più esteso della città, ma i suoi antichi confini e le mura che lo cingevano ne limitavano l’espansione tra la porta dei
Calderai (che si trovava all’ingresso di Via Sulis) e la porta Cavana (nei pressi della chiesa di San Cesello). Via Garibaldi, che oggi è una delle più importanti vie dello shopping della città, si trovava
immediatamente al di fuori dell’antico perimetro e, occupata da campi, era chiamata S’arruga de is argiolas (la via dei giardini o dei cortili) Oggi, grazie alla valorizzazione pedonale degli ultimi quindici anni, Villanova è un quartiere vivace e piacevole, costellato delle tipiche abitazioni cagliaritane (“Is basciu”, ovvero “i bassi”) decorate in stile liberty e che anticamente ospitavano le umili famiglie di
contadini. Le due piazze del quartiere, San Domenico e San Giacomo, rappresentano un punto di incontro della popolazione e dei visitatori, che possono usufruire dei bar e pub che vi si affacciano.
CHIESA E CHIOSTRO DI SAN DOMENICO
La chiesa di San Domenico, con l’annesso convento dei domenicani, rappresenta l’edificio di culto più importante di Villanova. Pesantemente colpita dai bombardamenti del ’43, è stata ricostruita in
stile modernista negli anni ’50 conservando parte della antica struttura nell’odierna cripta. Il chiostro, in parte sopravvissuto alla guerra e in parte ricostruito, presenta due bracci originali decorati in
splendido stile gotico. Al centro persiste ancora l’antico pozzo, cuore dell’autonomia del complesso monastico che, in passato, produceva tutto ciò che era indispensabile alla vita dei domenicani. La chiesa ha ospitato anche, per qualche decennio, il Tribunale della Santa Inquisizione.
PIAZZA SAN GIACOMO
Su piazza San Giacomo, una delle principali di Villanova, si affacciano ben tre chiese: a sinistra la chiesa omonima, con il suo alto campanile quattrocentesco e la sua facciata neoclassica, architettata dal Gaetano Cima a metà Ottocento; al centro il piccolo Oratorio delle Anime, antica sede della Confraternita delle Anime del Purgatorio; a destra la chiesa del SS. Crocifisso, con la facciata “a cappello di Carabiniere” tipica del barocco piemontese che si diffonde a Cagliari tra Seicento e
Settecento. Quest’ultima è sede della Confraternita del SS. Crocifisso, che si occupa dell’organizzazione dei riti della Settimana Santa, molto sentiti nel quartiere di Villanova. La Settimana Santa Cagliaritana è caratterizzata per la forte componente drammatica delle processioni, tipica della cultura iberica, e per i canti dei “cantores” di Villanova, tutti abitanti del quartiere e provenienti dalle parrocchie di San Giacomo e di San Giovanni.
CHIESA DI SAN SATURNINO
San Saturnino, dedicata al patrono della città, è una delle chiese più antiche della Sardegna assieme a San Giovanni del Sinis e Sant’Antioco. Nata nel V secolo dopo Cristo, divenne un importantissimo centro di produzione di testi sacri. Inizialmente l’edificio aveva pianta a croce greca con cupola centrale, come tutte le chiese di influenza bizantina che avevano come riferimento Santa Sofia di Costantinopoli. Nell’XI secolo la chiesa passò in mano ai monaci Vittorini di Marsiglia, chiamati dal Papa in Sardegna per evangelizzare una terra che, colpita frequentemente dalle incursioni saracene, rischiava di islamizzarsi. I monaci divennero ben presto anche i detentori del monopolio di produzione del sale. I Vittorini modificarono anche l’impianto della chiesa che fu però deturpata nel ‘600 dal prelievo di materiale per la fabbrica della Cattedrale, perdendo navata e bracci laterali. Attorno alla chiesa, nel V secolo, si sviluppò un’ampia zona cimiteriale che fu indagine di scavo durante la “corsa alle reliquie” del 1615. (vedi CRIPTA DELLA CATTEDRALE DI CAGLIARI)
CENTRO COMUNALE D’ARTE EXMA’
L’antico mattatoio della città, costruito in stile neogotico nella seconda metà dell’800, è stato attività sino agli anni ’90 del secolo scorso, quando le rinnovate esigenze igieniche e l’espansione urbanistica hanno portato a una necessaria chiusura dell’antico impianto e alla costruzione di un più moderno e decentrato mattatoio. Dopo un accurato restauro, l’Exmà riapre negli ’90 come centro comunale d’arte
e, da allora, ospita continuamente mostre, manifestazioni, eventi culturali e musicali. All’interno è presente anche Radio X, storica emittente cagliaritana, che gestisce il bar del centro organizzando durante la settimana numerose serate musicali e culturali.
MONUMENTI AI CADUTI, PARCO DELLE RIMEMBRANZE e CHIESA DI SAN LUCIFERO
Proprio di fronte all’Exmà sorge il Parco delle Rimembranze, dedicato ai martiri delle Foibe, e che si affaccia su via Sonnino con il monumento ai caduti della Prima Guerra Mondiale progettato dall’architetto Ubaldo Badas in pieno fascismo. Sul Parco delle Rimembranze si affaccia anche
la chiesa di San Lucifero. Avete capito bene: a Cagliari Lucifero è un santo! Ma non l’angelo ribelle cacciato da Dio, bensì un vescovo vissuto in età paleocristiana e il cui nome, a discapito della figura biblica, non significa altro che “portatore di luce”.
CASTELLO SAN MICHELE
Il castello di San Michele si erge sull’omonimo colle da settecento anni. Edificato a partire dall’occupazione aragonese di Cagliari (1324-1326), il castello fu residenza della nobile e potente famiglia dei Carroz. Nel ‘400 era probabilmente una delle residenze più sontuose della Sardegna. La proprietaria più celebre del castello fu Violante Carroz, unica figlia del conte Giacomo e dal quale acquisì uno smisurato feudo che partiva da Decimo e giungeva sino ad Ales e a Quirra. Proprio
a Quirra Violante stabilì la sua dimora prediletta decretando così, a partire da fine ‘400, il declino del maniero di Cagliari. Dopo alterne vicende e vari utilizzi (da polveriera a lazzaretto, da baluardo
difensivo a centro radiofonico della Marina Militare) nel ‘900 il castello viene abbandonato a se stesso e lasciato a stato di rudere. Alla fine degli anni ’80, dopo un importante restauro aprirà il Centro
Comunale d’Arte Castello San Michele, che oggi ospita mostre, eventi e cerimonie. Il parco attorno al colle invece, coltivato da fine ‘800 con pini d’Aleppo, è luogo di svago per sportivi e famiglie.
QUARTIERI DI SAN BENEDETTO E GENNERUXI
Quelli di San Benedetto e Genneruxi sono due quartieri moderni sorti a partire dal Secondo Dopoguerra, periodo di forte aumento demografico e crescita economica della città. Essi sorgono al di fuori dal perimetro della Cagliari storica, ma vicini ad essa e ben collegati. Il quartiere di San Benedetto si sviluppa attorno al Mercato Civico, vero fiore all’occhiello del commercio del pesce, che negli anni ’50 sostituì l’antico mercato Vecchio che sorgeva sul Largo Carlo Felice.
Il quartiere di Genneruxi si presenta come un tranquillo e piacevole quartiere residenziale e possiede al suo interno uno dei parchi più grandi della città: Monte Urpinu. Il suo nome, che in sardo significa
“porta della croce”, deriva probabilmente dall’antica presenza di una colonna, sormontata da una croce, che indicava l’accesso alla città per chi arrivava da Quartu S.E.
CHIESA SANTI GIORGIO E CATERINA
L’avveniristica chiesa dei Santi Giorgio e Caterina sorge ai piedi di Monte Urpinu e sostituisce, dagli inizi degli anni ’60, l’antica chiesa omonima che sorgeva nella Marina e che fu distrutta dai bombardamenti del ’43. La chiesa è sede dell’Arciconfraternita di Genovesi, importante
istituzione laica con scopi di culto sorta a fine ‘500 a Cagliari per riunire gli esponenti della comunità genovese, molto cospicua nella città. L’Arciconfraternita è tuttora operativa e nel 1999 ha aperto, a
fianco alla chiesa, un museo dove sono esposti tutti i paramenti e i tesori recuperati dall’antica chiesa distrutta.
QUARTIERE DI SANT’AVENDRACE
Il quartiere di Sant’Avendrace, antico borgo di pescatori, inizia con Sa Cruxi Santa (in sardo la Croce Santa), una colonna sormontata da una croce che rappresentava, in epoca spagnola, il limite della città di Cagliari. Il borgo dunque sorgeva proprio al di fuori del confine giurisdizionale della città e si sviluppava lungo l’antica via romana che univa Karales a Turris Libisonis (Porto Torres). Le sue origini sono antichissime, qui sorgeva infatti l’abitato punico – la prima Cagliari Urbana – e parte dell’antico abitato della capitale giudicale di Santa Igia. La forte urbanizzazione postbellica, che ne ha fatto uno dei quartieri più popolosi della città, assieme a San Michele e Sant’Elia, ne ha snaturato la conformazione, ma possiede ancora alcuni angoli di immenso fascino che oggi si sta iniziando a valorizzare.
GROTTA DELLA VIPERA
La grotta della Vipera è un monumento funerario romano, risalente al I sec. D.C. di grande suggestione, soprattutto per aver custodito sino ai giorni nostri ben 16 iscrizioni dedicatorie, sia in latino che in greco, che ci indicano come il patriziato romano che viveva a Cagliari avesse una discreta cultura letteraria. Il monumento è dedicato ad Attilia Pomptilla ed è stato edificato dal marito Lucio Cassio per ricordare la dolorosa perdita della consorte. Successivamente furono sepolti all’interno anche Lucio Cassio e liberti della coppia. Il nome del monumento deriva da due serpenti scolpiti nel fregio che sovrasta la tomba, e che rappresentano probabilmente il Genio e lo Junio, ovvero le componenti del genio maschile e femminile sulle quali si poggiava il matrimonio romano. Il monumento sorgeva sulla via che portava fuori dalla città romana e rappresenta una delle tante tombe, oggi scomparse o inglobate nei palazzi, che rappresentavano la necropoli occidentale della Carales romana.